Dossier a cura dei Servizi studi parlamentari del 27/04/2024 – Le Regioni e l’autonomia differenziata

A.C. 1665 – Elementi per l’esame in Assemblea

E’ all’ordine del giorno dell’Assemblea della Camera, il 29 aprile 2024, la discussione generale sul disegno di legge d’iniziativa governativa, collegato alla manovra di finanza pubblica, sull’attuazione dell’autonomia differenziata delle Regioni a statuto ordinario, già approvato dal Senato nella seduta del 23 gennaio 2024 (A.C. 1665).

Il provvedimento fa seguito ad un’ampia discussione sull’attuazione dell’articolo 116, terzo comma, della Costituzione, che si è svolta già a partire dalla fine della XVII legislatura, dopo le iniziative intraprese da Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna nel 2017.

L’esame, in sede referente, del disegno di legge, è stato avviato il 14 febbraio 2024 presso la Commissione Affari costituzionali. È stato svolto un ciclo di audizioni informali che si è concluso nella seduta del 10 aprile.

La Commissione ha concluso l’esame in sede referente nella seduta del 27 aprile 2024, conferendo ai relatori il mandato a riferire favorevolmente all’Assemblea sul provvedimento, nel testo identico a quello trasmesso dal Senato (A.S. 615).

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G. Lauricella, La (ri)forma di governo in Italia, ed. Giuffré, 2024, pagg. 202

Il tema della forma di governo è al centro del dibattito in Italia.

Dopo aver ripercorso il pensiero giuridico e politico di alcuni autorevoli studiosi che aiutano a definire il significato di forma di governo e i sistemi che caratterizzano i vari ordinamenti, il lavoro affronta la forma di governo parlamentare in Italia e le proposte che hanno tentato di riformarla.

In tale contesto si inseriscono le recenti proposte di riforma di tale sistema e, in particolare, quella presentata nell’anno 2023 dal governo Meloni, analizzata sia con riguardo alle ragioni che l’hanno ispirata, sia in riferimento alle soluzioni che offre e da cui scaturiscono aspetti condivisibili così come aspetti critici o, se si vuole, meno condivisibili.

Lo studio, dunque, cerca di comprendere se le ragioni della stabilità e della rappresentatività, che ispirano la proposta del governo, possano trovare risposta solamente con l’elezione diretta del Presidente del Consiglio dei ministri o se tali obiettivi possano essere perseguiti anche con altri sistemi, e dunque con una razionalizzazione che risulti più confacente al sistema politico ed istituzionale italiano.

Giuseppe Lauricella, nato a Palermo il 9 luglio 1960, ha conseguito la laurea in Giurisprudenza con lode nel 1983 presso l’Università degli Studi di Palermo. È Avvocato Cassazionista e Professore di Istituzioni di Diritto pubblico e Diritto costituzionale presso il Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università degli Studi di Palermo.

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Primo via libera al d.d.l. sul premierato dalla Commissione Affari Costituzionali del Senato

La Commissione Affari Costituzionali del Senato il 24 aprile 2024 ha concluso l’esame delle modifiche costituzionali per l’introduzione dell’elezione diretta del Presidente del Consiglio (A.S. 830 e A.S. 935), avviato il 23 novembre 2023 (relatore: sen. Alberto Balboni).

Il testo è stato approvato con i voti favorevoli di Fratelli d’Italia, Forza Italia, Lega e Autonomie. Contro hanno votato Partito Democratico, Movimento 5 Stelle e Alleanza Verdi Sinistra, mentre Italia Viva si è astenuta.

Come testo base era stato adottato il 24 gennaio 2024 il ddl costituzionale n. 935, d’iniziativa governativa.

La Conferenza dei capigruppo dovrà ora calendarizzare il provvedimento nell’Aula del Senato, per il via libera da parte di quest’ultima. L’iter della riforma prevede poi il passaggio alla Commissione Affari costituzionali della Camera e quindi all’Aula di Montecitorio.

A distanza di tre mesi da ognuna delle due approvazioni, il testo dovrà di nuovo essere approvato con lo stesso contenuto sia dal Senato sia dalla Camera.

Se nella seconda votazione entrambe le Camere approvano il testo a maggioranza dei due terzi dei componenti, la proposta di riforma si considera definitivamente approvata, altrimenti può essere sottoposta a referendum popolare per confermarla.

Di seguito il testo del d.d.l. sul premierato, come approvato dalla Commissione Affari Costituzionali del Senato.

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M. Cosulich, Autonomia e specialità nell’ordinamento repubblicano, ed. Giappichelli, 2024, pagg. 128

Il fulcro delle riflessioni che si intendono proporre in questo volume è dato dal principio di autonomia, con specifico riferimento alla sua accezione territoriale.

A sua volta, il principio di autonomia, così inteso, è una delle manifestazioni del pluralismo, anche istituzionale, su cui si fonda un ordinamento democratico. Il che trova puntuale conferma nella nostra Costituzione repubblicana, alla luce della collocazione nel novero dei princìpi fondamentali del principio di autonomia in senso territoriale (art. 5 Cost.), a sua volta specificazione del più generale principio pluralistico (art. 2 Cost), quale tratto distintivo della forma di Stato liberaldemocratica.

I princìpi ora richiamati possono essere più proficuamente esaminati se vengono inquadrati nel tipo di Stato che qualifica l’ordinamento repubblicano, vale a dire lo Stato regionale. La previsione costituzionale delle Regioni e la loro istituzione – precedente (Sicilia), contestuale (Sardegna, Trentino-Alto Adige, Valle d’Aosta) o decisamente successiva (Friuli Venezia Giulia e soprattutto le Regioni ordinarie), a seconda delle varie condizioni politico-istituzionali – corrispondono infatti a una realizzazione particolarmente intensa del principio di autonomia territoriale; al riguardo, basti richiamare il riconoscimento alle Regioni dell’autonomia legislativa, equivalente, almeno in linea di principio, a un grado particolarmente elevato di autonomia politica.

Matteo Cosulich, nato a Genova il 30 agosto 1964, è professore ordinario di Diritto costituzionale nell’Università degli Studi di Trento.

Ha conseguito nell’a.a. 1988-1989 il diploma di laurea in Scienze Politiche, indirizzo politico-internazionale, presso l’Università degli Studi di Genova con punteggio di voti 110/110, lode e dignità di pubblicazione, discutendo una tesi di Diritto costituzionale italiano e comparato. Nel 1994 ha conseguito il titolo di Dottore di ricerca in Diritto costituzionale presso la Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Bologna. Dal 1994 al 1996, dietro ottenimento di una borsa di studio, ha svolto attività di perfezionamento all’estero presso l’Università di Paris II Panthéon-Assas. Nel 1997 è stato titolare di una borsa di studio “Luiss-Carige” in amministrazione pubblica ed economia, presso il Centro di ricerca sulle amministrazioni pubbliche “Vittorio Bachelet” della Libera Università Internazionale degli Studi Sociali “Guido Carli”.

Nell’ottobre 1997 è risultato vincitore del concorso per un posto di ricercatore di Istituzioni di diritto pubblico presso la Facoltà di Economia dell’Università degli Studi di Trento. Nel febbraio 2003 è risultato idoneo nella valutazione comparativa per professore associato di Istituzioni di diritto pubblico presso la medesima Facoltà. Nel 2016 è passato al settore scientifico disciplinare di Diritto costituzionale, assumendo dal 2021 il ruolo di professore ordinario presso la Facoltà di Giurisprudenza dell’Università degli Studi di Trento.

È socio dell’Associazione Italiana dei Costituzionalisti (AIC), dell’Associazione “Gruppo di Pisa” e dell’Associazione Euroregionale di Diritto Pubblico Comparato ed Europeo (AEDPCE).

prof. Matteo Cosulich

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Call for papers proposta da Italian Papers on Federalism (IPOF): La riforma del c.d. premierato e l’esperienza dell’elezione diretta del Presidente della Giunta regionale. Possibili analogie, prospettive e criticità

Fondata nel 2011, Italian Papers on Federalism (IPOF) è la rivista giuridica online dell’ISSiRFA-CNR (Istituto di Studi sui Sistemi Regionali, Federali e sulle Autonomie “Massimo Severo Giannini” del Consiglio Nazionale delle Ricerche). La rivista ha per oggetto le tematiche del regionalismo, del federalismo, delle autonomie locali e dei processi d’integrazione europea e sovranazionale ed è classificata rivista scientifica di “classe A” ai sensi del Regolamento ANVUR.

TEMA DELLA CALL FOR PAPERS
La rivista Italian Papers on Federalism propone una Call for papers sul tema “La riforma del c.d. premierato e l’esperienza dell’elezione diretta del Presidente della Giunta regionale. Possibili analogie, prospettive e criticità”, aperta a tutti gli studiosi di materie giuridiche, in particolare di diritto costituzionale, diritto costituzionale comparato e diritto amministrativo.
Nel novembre del 2023, il Governo ha presentato al Senato della Repubblica il disegno di legge costituzionale A.S. 935 recante “Modifiche agli articoli 59, 88, 92 e 94 della Costituzione per l’elezione diretta del Presidente del Consiglio dei ministri, il rafforzamento della stabilità del Governo e l’abolizione della nomina dei senatori a vita da parte del Presidente della Repubblica”. La proposta – comunemente denominata “premierato elettivo” – mira a introdurre l’elezione a suffragio universale e diretto del Presidente del Consiglio dei ministri, con conseguente mutamento della forma di governo italiana. L’iter di esame del disegno di legge è stato avviato dalla Commissione Affari costituzionali del Senato della Repubblica, presto chiamata a esprimersi sugli emendamenti presentati dalle diverse forze politiche.
L’elezione popolare del vertice dell’Esecutivo non è nuova nel nostro ordinamento. Difatti, già da molti anni, in quasi tutte le Regioni è prevista l’elezione diretta del Presidente della Giunta. Tale innovazione ha determinato un cambiamento della forma di governo regionale da parlamentare a c.d. neoparlamentare, costantemente al centro del dibattito dottrinale. In primo luogo, il processo di presidenzializzazione della forma di governo regionale ha determinato una stabilizzazione degli Esecutivi regionali e di riflesso un rafforzamento della figura del Presidente, grazie al noto meccanismo del aut simul stabunt aut simul cadent, che lega inscindibilmente i destini del Consiglio regionale a quelli del Presidente della Giunta. L’accrescimento dell’immagine pubblica e mediatica del Presidente della Giunta regionale ha, tra l’altro, comportato in molti casi una destrutturalizzazione dei partiti politici regionali e l’emergere di liste civiche connesse al carisma dei leader regionali.
Nondimeno, la forma di governo nazionale e quella regionale avrebbero quanto meno una sensibile differenza, dal momento che nella prima si avrebbe un’applicazione “temperata” del già richiamato principio del simul simul. Inoltre, il Presidente del Consiglio eletto sarebbe soltanto al vertice dell’Esecutivo, non dello Stato (ruolo che spetterebbe ancora al Presidente della Repubblica), mentre il Presidente eletto della Regione è sia al vertice dell’Esecutivo regionale che dell’Istituzione regionale.
Si possono però ravvisare anche ulteriori similitudini. In primo luogo, la riforma attualmente in discussione in Parlamento implica la necessità di tentare di garantire in entrambe le Camere una stabile maggioranza a sostegno del Presidente del Consiglio eletto, al fine di assicurare la “governabilità”. In secondo luogo, si specifica la necessità di prevedere la contestualità dell’elezione del vertice dell’Esecutivo con quella delle Camere.
Sul versante della forma di governo, è inoltre di tutta evidenza che si finirebbe per incidere sui poteri del Presidente della Repubblica, in primo luogo su quello di nomina del Presidente del Consiglio.
Pertanto, la presente Call for papers si prefigge l’obiettivo di stimolare una discussione scientifica che abbracci, da una parte, l’esperienza regionale (e comunale) di elezione diretta della figura apicale dell’Esecutivo e, dall’altra, le prospettive de iure condendo connesse alla riforma costituzionale sul c.d. premierato elettivo.

Saranno presi in considerazione i contributi rientranti in una delle seguenti categorie:

1) l’esperienza dell’elezione diretta del vertice dell’Esecutivo regionale: esempi virtuosi, criticità e prospettive evolutive della forma di governo c.d. neoparlamentare;
2) l’elezione diretta del vertice dell’Esecutivo: riflessi sui partiti politici a livello regionale e nazionale;
3) la legislazione elettorale come strumento per garantire la “governabilità” e la stabilità degli Esecutivi: l’esperienza regionale e le prospettive de iure condendo riferite alla riforma sul c.d. premierato elettivo, nel solco della giurisprudenza costituzionale in materia elettorale;
4) l’elezione diretta del Presidente del Consiglio dei ministri e le conseguenze sulle prerogative del Capo dello Stato;
5) la scelta del vertice dell’Esecutivo, a livello nazionale o locale, nel diritto comparato.

MODALITÀ DI PRESENTAZIONE DEGLI ABSTRACT
Gli abstract non dovranno superare i 3.000 caratteri, spazi inclusi, e dovranno essere inviati entro il 12 aprile 2024, all’indirizzo italianpapersonfederalism@gmail.com, indicando nell’oggetto “Call for papers IPOF 2024”.

L’abstract dovrà contenere:
1. nome e cognome dell’autore o degli autori;
2. bibliografia essenziale (massimo dieci riferimenti);
3. posizione attuale;
4. contatti (e-mail e numero telefonico).

VALUTAZIONE E INVIO DEI CONTRIBUTI
Gli abstract saranno sottoposti a valutazione. I partecipanti saranno informati dell’esito della selezione entro il 26 aprile 2024.

I contributi saranno pubblicati, previa peer review secondo il regolamento interno, sulla rivista Italian Papers on Federalism. Essi dovranno risultare coerenti con l’abstract e osservare i criteri redazionali della rivista (disponibili sul sito internet www.ipof.it), ivi incluso il numero massimo di caratteri.

La scadenza per l’invio dei contributi è fissata al 28 giugno 2024.

Per informazioni: italianpapersonfederalism@gmail.com

RIEPILOGO SCADENZE
Termine per l’invio degli abstract: 12 aprile 2024
Notifica dell’accettazione dell’abstract: 26 aprile 2024
Termine per l’invio dei contributi: 28 giugno 2024

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M. Volpi (a cura di), I rapporti tra Stato e Regioni nella pandemia e le prospettive dello Stato regionale, ed. Il Mulino, Collana “Percorsi”, 2024, pp. 304

(in libreria dal 22/03/2024)

Lo Stato regionale italiano ha attraversato diverse fasi senza approdare a un assetto stabile. La pandemia ha messo in luce la carenza di efficaci meccanismi di leale collaborazione e ha prodotto contrasti tra il Governo e alcune Regioni sui quali è intervenuta anche la giurisprudenza costituzionale.

L’analisi del rapporto tra legislazione statale e legislazione regionale sottolinea l’intervento del giudice delle leggi con forti margini di libertà di apprezzamento derivante dall’incertezza del modello regionale. Continua a fare difetto una visione di insieme dello Stato regionale che faccia tesoro dell’analisi comparativa e di un’esperienza come quella tedesca di federalismo cooperativo e fondata su un assetto flessibile del riparto delle competenze.

La riforma del Titolo V ha introdotto novità importanti, ma anche elementi di incertezza che hanno giustificato l’attività di «supplenza» della Corte costituzionale. Oggi la prospettiva dell’autonomia differenziata suscita preoccupazioni per un approccio di tipo divisivo e fondato su intese quasi privatistiche tra Regioni e Governo difficilmente reversibili.

Diversi sono i punti di vista sul futuro: da un lato si sostiene la necessità di una «riforma della riforma» (su autonomia differenziata, riparto delle competenze, clausola di supremazia), dall’altro si mette l’accento sulla attuazione di un sistema organico di redistribuzione delle risorse e di una rappresentanza delle Regioni a livello centrale. In questo quadro assume particolare rilevanza la tutela della salute che richiede politiche e strutture centrali volte a ridurre le distanze tra i servizi sanitari regionali.

Mauro Volpi, è nato a Perugia nel 1948.

Si è laureato nella Facoltà di Giurisprudenza dell’Università degli Studi di Perugia con votazione di 110/110 e lode, discutendo una tesi su “Le sentenze interpretative della Corte Costituzionale”, con relatore il prof. Giuliano Amato.

Già professore ordinario di Diritto pubblico comparato e Diritto costituzionale, è stato, dal novembre 2001 fino al luglio 2006, preside della Facoltà di Giurisprudenza nell’Università degli Studi di Perugia.

Dal 2006 al 2010 ha fatto parte come membro laico del Consiglio Superiore della Magistratura.

Indice del volume

I. Quale regionalismo: bilancio e prospettive, di Mauro Volpi

II. Interessi unitari e collaborazione Stato-Regioni (prima e durante la pandemia), di Silvio Gambino

III. La legge statale e regionale nel 75esimo della Costituzione, di Andrea Morrone

IV. La tutela della salute e l’eguaglianza del trattamento sanitario tra Stato e Regioni, di Renato Balduzzi

V. Stato e Regioni: quale collaborazione? Lezioni dalla pandemia, di Tania Groppi

VI. Il modello del Bundesstaat tedesco e gli sviluppi dello Stato regionale in Italia, di Paolo Ridola

VII. L’autonomia differenziata dai preaccordi del 28 febbraio 2018 alla macroregione, di Massimo Villone

VIII. Autonomia differenziata e Regione Umbria, di Carlo Calvieri

prof. Mauro Volpi
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O. Roselli, Riforme costituzionali. Alla ricerca di una strategia riformatrice condivisa, ed. Passigli, Firenze, 2024, pagg. 104

(acquistabile in libreria da aprile)

Da almeno 40 anni si discute della necessità di riforme costituzionali, con esiti parziali ed inadeguati. Il rischio è, ancora una volta, non realizzare le riforme di cui il Paese ha sempre maggiore necessità.
Il sistema politico sembra condannato ad un masochistico stallo che si traduce nel ripetere inconcludenti contrapposizioni.
Eppure, pervenire a riforme costituzionali condivise è nell’interesse di tutte le forze politiche presenti in Parlamento: di quelle di opposizione, perché altrimenti sono destinate all’irrilevanza; di quelle di maggioranza, perché altrimenti corrono il rischio di vedere vanificate le scelte dall’esito non confermativo di un referendum ex art. 138 della Costituzione.
Una strategia riformatrice condivisa può dunque giovarsi della leva potentissima del comune interesse: iniziando da riforme di estremo rilievo ma a “bassa intensità conflittuale”, onde pervenire, in un clima più collaborativo, ad affrontare i temi più controversi.
Questo sintetico contributo è scritto nello stile di chi vuole colloquiare al contempo sia con chi è chiamato a responsabilità politiche sia con chi nell’opinione pubblica ha a cuore il futuro del nostro Paese.

Orlando Roselli, nato a Castiglion Fiorentino (AR) nel 1952, è stato professore ordinario di Istituzioni di diritto pubblico nell’Università degli Studi di Firenze.

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Ddl sul premierato: scaduto il termine per la presentazione degli emendamenti

Lunedì 5 febbraio 2024 alle ore 12 è scaduto il termine per la presentazione degli emendamenti al ddl sul premierato. In Commissione Affari costituzionali del Senato, come era facilmente prevedibile, ne sono stati depositati circa duemila.

La maggioranza di centrodestra ha trovato l’intesa riducendo a quattro i suoi emendamenti.
Una pioggia di modifiche al testo, non solo soppressive degli articoli del ddl Casellati, arriva invece dai partiti di opposizione: PD (circa ottocento emendamenti), Alleanza Verdi-Sinistra (circa mille emendamenti), M5S (dodici emendamenti), Italia Viva (sedici emendamenti) e Azione (otto emendamenti).

Di seguito quelli più significativi presentati dai diversi gruppi politici:

Gli emendamenti del Governo smentiscono le aperture a modifiche significative annunciate nei giorni scorsi, poiché mantengono una forza maggiore del secondo Premier (quello non eletto) rispetto al primo (quello eletto direttamente). Infatti non viene regolamentato il caso più frequente, quello di crisi di governo che si aprono in seguito alla bocciatura della questione di fiducia. In quel caso il primo Premier obbligatoriamente si dimette e si apre la strada al secondo. Quest’ultimo invece è insostituibile, pena lo scioglimento automatico delle Camere.

Gli emendamenti di Italia Viva si basano sulla trasposizione sul piano nazionale del modello dei Comuni, elezione diretta e applicazione della formula simul stabunt simul cadent, sistema forse eccessivamente rigido a livello statale, tuttavia coerente con quanto da sempre sostenuto dal partito di Matteo Renzi.

Gli emendamenti di Azione si ispirano alle quattro caratteristiche chiave del sistema tedesco: fiducia al solo Premier da una sola Assemblea, inserimento del potere di chiedere la revoca dei ministri, sfiducia costruttiva e potere di chiedere lo scioglimento se il Primo Ministro è battuto sulla fiducia (la quarta è la norma comunemente ritenuta di maggiore efficacia deterrente). Azione inserisce anche la presenza del nome dei candidati Premier sulla scheda, ma non con voto autonomo (il modello di “legittimazione diretta” della Tesi 1 dell’Ulivo).
Azione però annuncia politicamente di essere favorevole al sistema elettorale proporzionale, cosa che sarebbe in contraddizione sia con questa indicazione sia con l’emendamento che vincola la legge elettorale a “favorire la formazione di una maggioranza collegata ad un candidato alla carica di Primo Ministro”, formula aggregante che dovrebbe riferirsi alla presenza di un correttivo maggioritario o sotto forma di collegi uninominali o di premio.

Gli emendamenti di PD e M5S mancano entrambi della principale caratteristica del modello tedesco, l’articolo 68, ossia il potere del Cancelliere di chiedere lo scioglimento se battuto sulla fiducia (con i suoi effetti di deterrenza rispetto alle crisi). Sono invece presenti gli altri elementi (fiducia al solo Premier da una sola Assemblea, inserimento del potere di chiedere la revoca dei ministri, sfiducia costruttiva).

Va precisato però che il testo formulato dal movimento di Giuseppe Conte è più coerente, perché prevede sia il potere di chiedere la revoca dei ministri sia la fiducia al solo Primo Ministro.

Viceversa, il testo targato PD appare meno logico, in quanto prevede solo la revoca e non anche la fiducia al solo Primo Ministro. Tuttavia, così facendo, il Parlamento darebbe la fiducia ad un Governo intero, modificabile successivamente dal Premier in via unilaterale.

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