Ddl sul premierato: scaduto il termine per la presentazione degli emendamenti

Lunedì 5 febbraio 2024 alle ore 12 è scaduto il termine per la presentazione degli emendamenti al ddl sul premierato. In Commissione Affari costituzionali del Senato, come era facilmente prevedibile, ne sono stati depositati circa duemila.

La maggioranza di centrodestra ha trovato l’intesa riducendo a quattro i suoi emendamenti.
Una pioggia di modifiche al testo, non solo soppressive degli articoli del ddl Casellati, arriva invece dai partiti di opposizione: PD (circa ottocento emendamenti), Alleanza Verdi-Sinistra (circa mille emendamenti), M5S (dodici emendamenti), Italia Viva (sedici emendamenti) e Azione (otto emendamenti).

Di seguito quelli più significativi presentati dai diversi gruppi politici:

Gli emendamenti del Governo smentiscono le aperture a modifiche significative annunciate nei giorni scorsi, poiché mantengono una forza maggiore del secondo Premier (quello non eletto) rispetto al primo (quello eletto direttamente). Infatti non viene regolamentato il caso più frequente, quello di crisi di governo che si aprono in seguito alla bocciatura della questione di fiducia. In quel caso il primo Premier obbligatoriamente si dimette e si apre la strada al secondo. Quest’ultimo invece è insostituibile, pena lo scioglimento automatico delle Camere.

Gli emendamenti di Italia Viva si basano sulla trasposizione sul piano nazionale del modello dei Comuni, elezione diretta e applicazione della formula simul stabunt simul cadent, sistema forse eccessivamente rigido a livello statale, tuttavia coerente con quanto da sempre sostenuto dal partito di Matteo Renzi.

Gli emendamenti di Azione si ispirano alle quattro caratteristiche chiave del sistema tedesco: fiducia al solo Premier da una sola Assemblea, inserimento del potere di chiedere la revoca dei ministri, sfiducia costruttiva e potere di chiedere lo scioglimento se il Primo Ministro è battuto sulla fiducia (la quarta è la norma comunemente ritenuta di maggiore efficacia deterrente). Azione inserisce anche la presenza del nome dei candidati Premier sulla scheda, ma non con voto autonomo (il modello di “legittimazione diretta” della Tesi 1 dell’Ulivo).
Azione però annuncia politicamente di essere favorevole al sistema elettorale proporzionale, cosa che sarebbe in contraddizione sia con questa indicazione sia con l’emendamento che vincola la legge elettorale a “favorire la formazione di una maggioranza collegata ad un candidato alla carica di Primo Ministro”, formula aggregante che dovrebbe riferirsi alla presenza di un correttivo maggioritario o sotto forma di collegi uninominali o di premio.

Gli emendamenti di PD e M5S mancano entrambi della principale caratteristica del modello tedesco, l’articolo 68, ossia il potere del Cancelliere di chiedere lo scioglimento se battuto sulla fiducia (con i suoi effetti di deterrenza rispetto alle crisi). Sono invece presenti gli altri elementi (fiducia al solo Premier da una sola Assemblea, inserimento del potere di chiedere la revoca dei ministri, sfiducia costruttiva).

Va precisato però che il testo formulato dal movimento di Giuseppe Conte è più coerente, perché prevede sia il potere di chiedere la revoca dei ministri sia la fiducia al solo Primo Ministro.

Viceversa, il testo targato PD appare meno logico, in quanto prevede solo la revoca e non anche la fiducia al solo Primo Ministro. Tuttavia, così facendo, il Parlamento darebbe la fiducia ad un Governo intero, modificabile successivamente dal Premier in via unilaterale.

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